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Pfizer Italia | 2007

Combinazione vincente per il peritoneo

Una nuova metodica chirurgica migliora la prognosi di due tumori molto aggressivi e difficili da trattare, la carcinosi peritoneale e il mesotelionma peritoneale. Ne parla uno degli ideatori, il chirurgo oncologo Marcello Deraco, che opera presso l'Istituto nazionale dei Tumori di Milano.

Che cosa sono la carcinosi peritoneale (CP) e il mesotelionma peritoneale?
Il peritoneo è un foglietto costituito da cellule con una disposizione complessa tale da consentire rapporti con tutte le strutture che sono contenute o transitano nell'addome. La carcinosi peritoneale è un evento tanto frequente quanto prognosticamente sfavorevole, che caratterizza l'evoluzione di molti tumori ed in particolare quelli a sede addomino-pelvica. Carcinosi è di fatto sinonimo di metastasi di tali tumori al peritoneo. Il mesotelioma peritoneale è invece il tumore primitivo del peritoneo più frequente (anche se tuttavia è un tumore raro). Il vero problema è che la sua incidenza aumenterà notevolmente nei prossimi 10-15 anni quale conseguenza della diffusione dell'amianto durante gli ultimi 50 anni e che rappresenta la principale causa di tale malattia.

Qual è la sopravvivenza con le tradizionali linee di terapia?
Dipende dall'organo di origine, la mediana di sopravvivenza va da sei a 12 mesi

In che cosa consiste la nuova strategia di trattamento del CP?
Consiste in due atti associati: la peritonectomia intesa come completa asportazione degli impianti neoplastici e la chemio-ipertermia intraperitoneale che è una metodica che, mediante una macchina dedicata, consente di sottoporre l'addome ad una perfusione con un liquido riscaldato in cui sono disciolti i farmaci chemioterapici. L'azione congiunta del calore e della chemioterapia esalta le potenzialità che, di fatto, entrambi hanno singolarmente. L'intervento dura in media 12 ore, è eseguito in centri di elezione da team esperti e costa intorno ai 30.000 euro all'ospedale, che di contro riceve un rimborso dl SSN di circa 12.000 euro.

Ci sono criteri restrittivi per sottoporsi al trattamento?
I pazienti devono avere una carcinosi che origini dallo stomaco, dall'intestino o dall'ovaio oppure essere affetti da un tumore primitivo come il mesotelioma (per le altre malattie in questo momento non vi sono indicazioni). Devono essere in buone condizioni e comunque tali da poter sopportare un trattamento così complesso. Infine devono presentare una malattia che sia completamente asportabile.

Come cambiano le prospettive di sopravvivenza con la nuova tecnica?
Per le carcinosi la mediana di sopravvivenza supera oggi i tre anni (rispetto ad un anno dei trattamenti tradizionali). Per il mesotelioma i risultati sono addirittura migliori con oltre il 50 per cento di sopravvivenza a cinque anni. Tali risultati potranno essere ovviamente migliorati in futuro grazie all'evoluzione tecnica e ai nuovi studi che, mediante una migliore conoscenza della biologia di tali tumori, consentiranno di utilizzare farmaci sempre più efficaci e meno tossici.